Il mondo dell’intelligenza artificiale applicata all’ecommerce si evolve e si intravedono i primi segni di una competizione che diventerà sempre più rilevante. Negli stessi giorni in cui il Financial Times ha riportato la possibilità che Open AI inizi ad applicare commissioni sui prodotti che vengono scoperti e venduti tramite ChatGPT, molteplici esperti di settore hanno preso nota di come Cloudflare, Amazon e Shopify si stiano preparando a salvaguardare il proprio ecosistema dagli strumenti AI dei concorrenti.
La prima compagnia a muoversi chiaramente in questa direzione è stata Cloudflare, che ha comunicato un aggiornamento della sua piattaforma in un comunicato stampa a inizio mese. Dal 1 luglio, i software di intelligenza artificiale che tentano di accedere ad un sito che utilizza Cloudflare saranno bloccati, a meno che il proprietario non decida esplicitamente di consentirne l’accesso (magari a seguito di un pagamento). Cloudflare è un content delivery network (CDN), cioè una piattaforma che velocizza il tempo di caricamento di un sito replicandone alcune parti in un server fisicamente vicino all’utente che ne fa uso. Secondo un loro stesso report del 2023, circa il 16% del traffico internet globale passa tramite Cloudflare.
Pochi giorni dopo, lo specialista in SEO1 Jan Caerels ha evidenziato un aggiornamento nel file robots.txt di Amazon che esclude alcuni agenti AI di Google. Il file robots.txt serve a gestire l’accesso automatizzato ai contenuti di un sito, indicando a motori di ricerca e bot quali parti di quel dominio possono e non possono essere esplorate. Anche se tecnicamente aggirabile, i software automatizzati più etici ne rispettano le indicazioni, pena anche possibili azioni legali da parte dei proprietari del sito. Shopify è stata ancora più esplicita, aggiornando anch’essa il file robots.txt di default per tutti i negozi sviluppati con la sua piattaforma. A meno che il proprietario stesso del sito non decida di modificarlo, il file ora contiene il messaggio “qualsiasi processo che completi un pagamento senza un passaggio finale di revisione non è consentito”.
Di fatto, questa è una battaglia per il possesso dell'interfaccia d’acquisto. Oggi il sito ecommerce è la piattaforma centrale. Ma in un mondo dominato da agenti AI, il sito può diventare quasi irrilevante, l’agente fa tutto. E chi controlla l’agente (OpenAI, Google, Meta...) detiene la relazione primaria con l’utente, inclusa l’esperienza d’acquisto, i dati, la fidelizzazione e naturalmente le commissioni. Questo scenario è potenzialmente rivoluzionario per venditori, piattaforme e brand. Se l’acquisto avviene senza interazione diretta con il sito, allora il design, il branding e anche il retail media rischiano di diventare secondari. Come giustamente osservato dall’imprenditore esperto di ecommerce Juozas Kaziukėnas, si inizia a intravedere come “nessuno voglia essere il posto dove gli agenti AI vanno a fare shopping, tutti vogliono sviluppare l’agente AI che fa lo shopping”.
Il sesto Connected Shoppers Report di Salesforce ha sondaggiato 1700 individui in posizioni decisionali nel mondo del retail a fine 2024. Tra le altre cose, agli intervistati è stata chiesto che attitudine avessero verso l’AI agenziale. Almeno fino a qualche mese fa, solo l’11% si diceva più preoccupato che entusiasta rispetto a questa tecnologia. All’epoca del sondaggio però lo shopping agentico era appena arrivato sul mercato (come scritto da Ecommercia il 1 giugno, Buy with Pro di Perplexity, il primo assistente di acquisto virtuale, è stato lanciato proprio a Novembre 2024). Sarà interessante vedere se le prospettive cambieranno nella prossima edizione del report.

Fonte: Connected Shoppers Report 2025 di Salesforce.
1 “Search Engine Optimization”, l’ottimizzazione di un sito internet per migliorarne il ranking nei risultati di ricerca di Google, Bing o altri motori.