Shopify ha archiviato il secondo trimestre del 2025 con numeri molto solidi: il volume d’affari generato sui suoi negozi (GMV) è cresciuto del 31% su base annua, segnando l’ottavo trimestre consecutivo con una performance superiore al 20%. In particolare il mercato internazionale si è dimostrato molto forte, con l’Europa che ha registrato una crescita del 42%. Grazie a questi risultati e alle prospettive per il resto dell’anno rivelatesi migliori delle attese, il titolo ha registrato un’impennata del 21% in una sola giornata di contrattazioni (il 6 Agosto).

Fonte: risultati trimestrali di Shopify, aggregati da ecommercia.net
Al di là dei numeri poi, ciò che ha impressionato è stato il calibro delle nuove funzionalità lanciate dall’azienda canadese nel corso degli ultimi mesi. Su tutte, Catalog, Universal Kart e Checkout Kit, posizionano Shopify in prima linea per cavalcare la rivoluzione dello shopping agentico e conversazionale. Catalog consente l’accesso a prodotti di vari negozi attraverso un’API, Universal Kart permette di accumulare questi articoli in un carrello unico, mentre Checkout Kit abilita la chiusura dell’acquisto direttamente nella chat o nell’app di partenza. Il presidente di Shopify Harley Finkelstein, ha spiegato bene le potenzialitá di queste funzioni con un esempio durante l’ultima conferenza con gli analisti: “Quando un cliente chiede a un agente di trovare la migliore borsa da viaggio, questo cerca immediatamente nel catalogo di Shopify e mostra i prodotti migliori, con prezzi aggiornati, descrizioni e disponibilità. Il cliente aggiunge poi la propria scelta al carrello. Non è necessario procedere subito al pagamento: può continuare a fare acquisti. Tutto ciò che desidera viene raccolto in un unico carrello. E quando è pronto, il cliente completa il pagamento senza mai dover lasciare la chat”.
Come scritto anche da Ecommercia nell’articolo del 27 luglio, Shopify si era già “messa al riparo” dagli algoritmi di terze parti aggiornando il file robots.txt, che stabilisce come gli strumenti automatici possano interagire con i siti sviluppati con la sua piattaforma. Con i più recenti annunci, appare evidente la strategia con cui Shopify vuole posizionarsi di fronte al nascente ecosistema dell’AI applicata all’ecommerce. L’azienda canadese accoglie volentieri lo sviluppo di strumenti che facilitino la ricerca e l’acquisto di prodotti nei suoi negozi, a patto che questi passino dalle API ufficiali. Così facendo, mantiene il pieno controllo su dati e transazioni, consolidando al tempo stesso il proprio ruolo di infrastruttura globale, una sorta di “catalogo backend” universale per lo shopping online.
Sul fronte degli strumenti proprietari di intelligenza artificiale, invece, Shopify sembra puntare soprattutto a potenziare i venditori piuttosto che i consumatori. Nell’ultimo trimestre ha presentato AI Store Builder, capace di generare e configurare un negozio online “in pochi secondi, a partire da una sola frase”. Parallelamente ha continuato ad arricchire la sua app Sidekick, che diventa sempre più simile a un vero e proprio account manager digitale, capace di rispondere a domande che vanno dalla gestione dell’inventario all’ottimizzazione delle campagne pubblicitarie.
In un momento in cui l’AI sta ridisegnando il modo in cui scopriamo e acquistiamo prodotti, Shopify sembra aver trovato la formula per restare al centro del gioco. Da una parte, farsi catalizzatore di un ecosistema aperto, ma al tempo stesso garantito dalle proprie regole. Dall’altra, sfruttare le nuove tecnologie per continuare a fare quello che da sempre rappresenta la sua forza: mettere i commercianti nelle condizioni di vendere di più e meglio. Se i numeri continueranno a crescere al ritmo attuale, la piattaforma canadese potrebbe trasformarsi nel vero “sistema operativo” globale dell’ecommerce.